Un giorno. Ero in una hall.
In attesa per un colloquio di lavoro.Noto un’esposizione di quadri.
Devo farmi passare l’ansia.Mi metto a curiosare.
Si, sono un tipo curioso.A volte troppo.
Può essere un problema.Un quadro mi incuriosisce più degli altri.
Ha delle fantastiche grinze sporgenti.Non fanno altro che dire: «Toccaci! Toccaci!».
Non è solo un dipinto.Si può anche toccare. È tattile.
Devo assolutamente capire come cavolo sono state fatte….
… e táac!Sfioro una di queste grinze.
Merda. Mi sale il dubbio che forse.
Essendo un quadro.
Non andrebbe fatto.C’è il tizio della reception alle mie spalle.
Ho già fatto la prima figura di merda.Invece no! Leggo la descrizione in basso.
L’autore invita esplicitamente a toccarle queste grinze.Sono l’anima del quadro, dice.
Che figata. L’autore del quadro non lo ricordo.
C’era anche un ritratto di Jean Michel Basquiat.
Ma non credo siano sue le opere.In quel momento decisi che ci avrei potuto provare anche io.
E ci ho provato.Compro una tela. Un pennello.
Recupero un volantino del BASE di Milano, quelli che diventano dei poster.
Mi faccio prestare la Vinavil da mio fratello.Et #Wualá! Il mio quadro con le grinze!
Fatto con un volantino raccattato.
Una tela del BricoIo.
Una vinavil non mia.
E l’idea delle grinze sul quadro di un artista che non ricordo.Di mio non c’è un cazzo.
C’è solo l’impegno.
Ed il sottofondo della sigla di ArtAttack.Però mi sono divertito.
Uhm… però serve un nome a questa arte!
La chiamerò «Stropiccia e appiccica»Si, “come taglia e cuci”.
Ha senso.
È una bel modo di fare Arte.
Costa poco. Rilassa.
E anche volendo. Non si ottengono mai due tele uguali.
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