Ti sei mai chiesto quanti chilogrammi pesa 1GB? Probabilmente no, ma quelli del progetto Event Horizon Telescope si.
La prima foto di sempre ad un buco nero è stata ottenuta trasferendo dati su hard drive inviati su normali voli commerciali.
Hanno preso gli hard drive, li hanno impacchettati e li hanno spediti per via aerea. Un po’ come i pacchi degli studenti fuori sede, con all’interno la pasta Divella perché è noto che a Milano non vendono la pasta nei supermercati.
Sembra una cosa insensata: con il 5G alle porte, internet che si insinua in ogni aspetto della vita e quasi tutto può essere trasferito in un istante dall’altra parte del globo.
Esatto, quasi tutto! Uno dei progetti più all’avanguardia del mondo ha un grosso problema: ha troppi dati ed un messaggio WhatsApp non va bene.
Di questo, ne parla l’articolo da cui ho tratto alcune delle prossime informazioni “The Hidden Shipping and Handling Behind That Black-Hole Picture – The Atlantic”.
La prima foto di un buco nero è quasi tutta nera
L’immagine del 10 Aprile 2019 è già storia perché un buco nero per definizione inghiotte qualsiasi cosa, anche la luce. È impossibile fotografare qualcosa che non emette o riflette luce, ma il progetto EHT (Event Horizon Telescope) ci è riuscito, o meglio, ci è quasi riuscito.
Event Horizon Telescope è una collaborazione internazionale che realizza un telescopio virtuale di dimensioni terrestri utilizzando 8 antenne radio (radiotelescopi) dislocate in 4 continenti.
![La rete di radiotelescopi EHT. (Cortesia NRAO)](https://i0.wp.com/blog.domenicomonaco.it/wp-content/uploads/2019/12/DQxawuQV4AAgBZ0-e1575219253996.jpeg?resize=2337%2C1775)
Nella pratica, gli 8 radiotelescopi, fotografano le emissioni radio di tutto quello che viene inghiottito nel buco nero, con l’obiettivo di osservare l’ambiente circostante di un buco nero.
L’immagine che è stata ottenuta rappresenta quello che viene chiamato l’orizzonte degli eventi di un buco nero. Da cui il nome del progetto Event Horizon Telescopi, abbreviato EHT.
![La prima immagine di un buco nero - EHT Collaboration](https://i0.wp.com/blog.domenicomonaco.it/wp-content/uploads/2019/12/1280px-Black_hole_-_Messier_87_crop_max_res-e1575218938220.jpg?resize=1280%2C713)
L’orizzonte degli eventi di un buco nero appare come un anello luminoso formato mentre la luce si piega nell’intensa gravità attorno al buco nero che in questo caso è 6,5 miliardi di volte più massiccio del Sole.
Questa immagine fornisce una delle prove più forti fino ad oggi dell’esistenza di buchi neri supermassicci.
5 Petabyte di dati per un buco nero
Oltre alla complessità scientifica del progetto, quelli dell’EHT hanno un grosso problema pratico, quasi imbarazzante.
I dati provenienti dagli 8 telescopi, per essere elaborati, devono essere inviati a due istituti di astronomia: l’Osservatorio Haystack del MIT negli Stati Uniti e il Max Planck Institute for Radio Astronomy in Germania.
Parliamo di oltre 5 Petabyte di dati. 1 Peta Byte corrisponde a 1 milione di Giga Byte. Circa 10 mila iPhone.
Sono troppi per essere ragionevolmente trasferiti attraverso connessioni Internet, quindi l’EHT ha utilizzato un metodo piuttosto inusuale detto Sneakernet.
![Le pile di hard drive dell'EHT pronti a partire](https://i0.wp.com/blog.domenicomonaco.it/wp-content/uploads/2019/12/d869e5c7f.jpg?resize=672%2C547)
Gli hard drive sono stati estratti dai computer, impacchettati e spediti per via aerea. Centinaia di hard drive hanno preso il volo da e verso gli osservatori utilizzando le più comuni FedEx e UPS. Ho l’ansia solo a pensarci.
![Meme corriere espresso](https://i0.wp.com/blog.domenicomonaco.it/wp-content/uploads/2019/12/express_courier.gif?resize=320%2C180&ssl=1)
Gli hard drive sono stati alloggiati in pile da 8 moduli che consentiva di registrare i dati su tutte e otto le unità contemporaneamente. Ogni pila dischi, oltre al loro rivestimento personalizzato pesava circa 23 chili.
Il vero problema è stato il viaggio di ritorno degli hard drive pieni. Questo perché, ancora una volta, i dati erano troppi per poter effettuare un backup. Quindi i dischi che volavano fuori dalle stazioni erano gli unici che avevano.
In oltre, avere 8 telescopi in 4 continenti diversi fa si che alcuni percorsi di spedizione siano più complicati di altri, ad esempio Cile e Messico hanno regole più severe su ciò che può attraversare i loro confini.
Secondo l’articolo di The Atlantic la destinazione più difficile è stata quella del Polo Sud in Antartide con spedizioni che dovevano soddisfare specifiche molto dettagliate.
La vera domanda che mi pongo è, “perché non hanno usato internet” ?
Il team di Event Horizon Telescpe inizialmente, come è ovvio aspettarsi, ha preso in considerazione l’idea di usare un servizio di condivisione di file come Dropbox o Amazon ASW, ma a i costi erano troppo elevati a causa dell’enorme quantità dei dati, tanto che il team ha dichiarato che:
“Niente batte la larghezza di banda di un 747 pieno di dischi rigidi.”
Ma quanto pesa in chilogrammi un Gigabyte?
Non ho a disposizione la stessa tecnologia di EHT, ma il mio vecchio hard disk esterno di 1,5 terabyte pesa circa 156grammi: circa 0,104grammi per gigabyte.
Sembra poco, ma è pur sempre qualcosa e se consideriamo 5 Petabyte otteniamo circa 5,2 quintali.
Osservando i dati attraverso gli occhi di questa vicenda di colpo sembrano non essere più cosi intangibili.
I dati hanno un peso ed occupano spazio fisico, ma soprattuto necessitano di energia per essere trasferiti, immagazzinati e mantenuti.
Il 5G non è la soluzione a tutti nostri problemi. Le tecnologie di acquisizione dei dati sembrano correre più veloci del modo in cui riusciamo ad immagazzinarle e trasferirle. Ad esempio l’iPhone 11 ha 3 fotocamere da 12 Megapixel ed gli schermi 4K necessitano di bande tra 15 ai 25 Mbps per funzionare. Prima o poi dovremo fare trasferimento dei dati in modo sostenibile.
Già ora uno dei limiti dell’applicazione delle intelligenze artificiali è proprio quello dell’enorme quantità di dati necessarie per farle funzionare e di conseguenza: tempi, modalità di trasferimento e acquisizione.
Per questo motivo il 5G sta riscuotendo così tanto interesse. Allo stato attuale rappresenta una svolta per l’applicazione di tecnologie fino ad oggi impensabili da implementare su larga scala e consumer.
Per chiudere se prendessimo la celebre frase “pesa di più un chilo di piume o di piombo?” alla luce di questa storia diventerebbe “pesa di più un 1 gigabyte a stato solido o 1 gigabyte su disco magnetico?”
Oggi la riposta è facile: SSD. Ma è comunque interessante ragionare in termini fisici su qualcosa che solitamente siamo abituati a considerare come intangibile tanto che a mio avviso un giorno dovremo fare i conti con il problema della spazzatura informativa.
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