I LEGO hanno rappresentato la mia principale attività per decine di anni.
Di solito. Seguivo le istruzioni solo dopo il primo unboxing. Una maratona che iniziava la mattina e finiva la sera. O viceversa.
Gambe incrociate. Seduto sulla poltrona. LEGO sulle gambe. Alzarsi per le funzioni vitali era fuori questione. Lo stesso per mangiare.
Se non potevo ritagliarmi 24h di totale distacco dal mondo, preferivo non fare l’unboxing.
Quando avevo finito. Mi godevo la costruzione. Ma solo per qualche ora. Studiavo le tecniche di assemblaggio.
Apprezzavo la magia di quell’infinità di pezzi che per qualche ragione formavano un’auto. Una ruspa. Un’astronave…
“Ma guarda che furbi questi della LEGO… MOH guarda un po’ come hanno fatto i pistoni della macchina!” – pensavo.
Si. Costruivo solo cose con le ruote o con le ali. Il resto non era nemmeno contemplato. Delle volte anche cose acquatiche.
Ma avevano comunque le ali. Non chiedetemi perché.
Non oltre le 36h dall’unboxing il LEGO era già distrutto.
I pezzi finivano nel grande scatolone.
Credo che lo scatolone dei miei LEGO sia cresciuto di peso di pari passo al mio.
Qui iniziava la magia.
Con lo scatolone dei LEGO potevo creare qualsiasi cosa. Non importava il tempo che mi sarebbe servito. Quasi tutto era possibile.
Ogni volta che aggiungevo dei nuovi pezzi. Quel “quasi tutto” si spostava un po’ più in la.
Il mio personale metodo LEGO Thinking consisteva di due modalità:
- Goal-Oriented;
- oppure Exploration-Mode; detta anche ad-cazzum.
LEGO Thinking Goal-Oriented
Mi ponevo un obiettivo. Solitamente tecnico.
Del tipo: un’auto con 4 ruote ammortizzate, ruote orientabili, un differenziale, uno snodo rimorchio, rampe o bracci snodati… ecc.
Alcune volte erano cose che avevo già visto su delle istruzioni LEGO e volevo replicarle con pezzi diversi.
Altre volte erano cose per le quali sapevo che mi mancavano dei pezzi per realizzarle e quindi la sfida era costruirle comunque.
Altre ancora erano semplicemente cose reali che non avevo mai fatto ne visto nei LEGO.
Una volta. Credo a 7 anni circa. Impiegai una settimana per realizzare uno snodo per un rimorchio da agganciare al già realizzato trattore.
Lo snodo: doveva essere in grado di assecondare qualsiasi tipo di asperità del terreno. Il tutto senza usare “pezzi speciali”.
7giorni. 18h di lavoro al giorno.
Quando ebbi finito. Osservai la soluzione e constatai quanto in realtà fosse banale la soluzione e mi chiesi come mai ci avessi messo così tanto.
Ma ero comunque al settimo cielo perché avevo quasi perso le speranze. Ed invece Taàac!
Probabilmente fu il LEGO che rimase intatto per più tempo. Un giorno.
Lo testai per qualche ora nel giardino. Superò il collaudo.
Lo snodo LEGO assecondava quasi tutte le asperità e non era formato da pezzi speciali. Anche perché non ne avevo.
Apposto, il giorno dopo era già dissolto.
LEGO Thinking Exploration-Mode
Poi c’era l’Exploration-Mode. La modalità ad-cazzum.
Usavo questa tecnica quando – apparentemente – non avevo idee.
Quindi, prendevo lo scatolone. Mi sedevo. Ed iniziavo a comporre a caso. Prima 1, poi 2… poi 3 pezzi.
A caso.
A istinto.
A muzzo. A cazzo.
All’i-esimo pezzo scattava la scintilla!
Avevo un obiettivo, labile. Ma ce l’avevo.
Solitamente era un obiettivo meno tecnico. Ma più creativo.
Solitamente non risolveva nessun problema specifico e faticavo a decidere se l’obiettivo fosse raggiunto.
In realtà l’obiettivo mi serviva solo a darmi una direzione, ma il divertimento era il percorso. In questo caso.
I LEGO sono fatti per essere distrutti
Qualsiasi LEGO realizzassi, era comunque fatto per essere distrutto. Rimaneva intatto per qualche ora, al massimo un giorno.
Non ho mai concepito gli altri bambini che conservavano le loro costruzioni standard. Intatte sugli scaffali.
Copiate dalle istruzioni. Un’assurdità. Uno spreco di pezzi. Mi piangeva il cuore a vedere tutti quei pezzi LEGO ad impolverarsi.
Attenzione però.
Anche se i miei LEGO nascevano per essere distrutti. Solo io potevo decretarne la fine. Guai se lo faceva qualcun altro. Però, era permesso copiare le soluzioni tecniche. Perché, presto l’avrei distrutto.
I mio divertimento era costruire & smontare, per costruire qualcos’altro. La soluzione in se non era importante. Tanto dopo una soluzione ce ne sarebbe stata un’altra. Migliore. Più divertente.
La sfida, era sfidarmi.
E vincevo anche quando perdevo. Perché mi divertivo.
#FuckOff! boring Tinking Methods
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