Lavoro in ambito Information Technology da molti anni, oscillando tra esperienze freelance, piccole-medie realtà e progetti open-source. Solo da circa un anno bazzico all’interno di grandi aziende di consulenza informatica.
Appena approdato in questo mondo ho scoperto che in Italia tutti i consulenti informatici sono con collettivo di tipo commerciale o metalmeccanico. Diverso è il caso assicurativo o bancario.
Mi sono quindi chiesto:
Perché una delle figure professionali più importanti al mondo non ha un contratto collettivo?
É vero, il sistema funziona, ma il punto è:
“Chi tutela la figura del consulente informatico?”
Il grado di percezione della figura del consulente informatico si può racchiudere nell’espressione degna dei primi del ‘900 di un medico del lavoro che mi ha definito “videoterminalista“.
Nemmeno Alan Turing è stato mai chiamato così.
Comunemente, quando dici di essere un consulente informatico succede che si pensa al nostro lavoro come “stare al PC scrollando foto su Instagram”.
Invece no.
La consulenza in ambito Information Technology è spesso fatta di tante ore di lavoro, tanta pressione, tante ore extra, notti insonni, decine di ore seduti.
Questo, è tanto faticoso quanto impacchettare pacchi di Amazon.
In ambito Information Technology, ogni errore tecnico costa caro, spesso si realizzano cose che non ti insegna nessuno e che non sono mai state fatte prima.
Questa è innovazione.
Per fare un esempio pratico: le consegne a domicilio di Amazon prima di diventare tali passano per diverse centinaia di ore di lavoro di migliaia di consulenti informatici.
L’Information Technology è ovuque, ma non si vede. Nulla di nuovo. Funziona così da anni. Forse da sempre.
Il punto è che, noi consulenti in ambito Information Technology, non possedendo nemmeno un contratto collettivo, tecnicamente siamo una figura professionale inesistente.
Come si fa a parlare di innovazione se le figure che ne formano le fondamenta nemmeno esistono per lo Stato italiano?
In piena emergenza COVID l’Italia si è preoccupata di aiutare i lavoratori in nero ad arrivare a fine mese. Questo, mentre altrettante persone si lamentavano dei sistemi INPS che andavano in blocco.
Perdonami, ma dobbiamo metterci d’accordo. I sistemi INPS sono realizzati e migliorati da aziende di consulenza.
In Italia succede che hanno più diritti i lavoratori in nero che pretendono i sussidi tramite il portale INPS piuttosto che le persone che realizzano e gestiscono tali sistemi.
Hai mai visto uno sciopero dei consulenti informatici in Italia?
Hai mai visto qualcuno battersi per le condizioni di lavoro della consulenza?
No.
Ti sei mai chiesto cosa accadrebbe se ci fosse uno sciopero nazionale in questo settore?
No. Altro che lockdown.
I sistemi informatici automatizzano molte delle nostre azioni quotidiane. Ci alleggeriscono da operazioni complesse e tediose.
Ma questi sistemi sono realizzati da persone. E queste vanno tutelate.
Voglio sottolineare che nessuna delle critiche sopra indicate è imputabile anche ad una sola azienda per cui ho lavorato e lavoro tutt’ora, anzi. Ho avuto sempre molto supporto come l’azienda per cui attualmente sono assunto che è sempre molto presente.
Il problema è più ampio ed a monte.
È culturale.
Credo che prima di chiedere a gran voce innovazione, chiediamoci chi è che la realizza dal basso e diamogli un nome.
#FuckOff boring innovators.
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