I Video Game non sempre sono visti di buon occhio, spesso sono associati a teenager con problemi di socialità che passano gran parte delle ore a giocare d’avanti ad uno schermo. Questo ovviamente è un luogo comune, ma ha i suoi aspetti di verità: quanto più sono immersivi questi video game, tanto più ci si impegna mentalmente negli obiettivi.
I Video Game oggi possono essere davvero chiamati “Realtà Virtuali” anche grazie all’avvento degli occhiali AR (ad esempio Oculus) e dei sensori ( es. Kinekt e Wii).
Più Passano gli anni più riescono, non tanto a simulare la realtà, quanto a creane di nuove sfruttando quasi tutti i sensi dell’essere umano (tatto e vibrazioni, suono…) e le sue capacità cognitive (muoversi, osservare, parlare … ) rendendo il tutto molto più interessante per il nostro cervello.
A dare importanza a questa modalità di interazione uomo-macchina troviamo il caso di una ricerca europea che mira a curare i pazienti colpiti da ictus attraverso l’uso dei tecnologie derivate dai video game.
Paul Verschure, psicologo coordinatore del progetto presso l’Università Pompeu Fabra spiega la teoria che è alla base della loro ricerca:
“La nostra teoria ci dice che il cervello è una macchina di apprendimento attivo.
Si costruisce continuamente modelli del mondo. Così abbiamo pensato che forse è necessario fornire al cervello nuove forme di stimolazione, nuove forme di addestramento orientate all’obiettivo in modo tale che il cervello impari a fare determinati compiti.
Questo è esattamente quello che facciamo attraverso la realtà virtuale “.
Dunque allo stesso modo in cui un video game classico, attraverso i colori, la storia ed i diversi obiettivi del gioco spingono i ragazzi impegnarsi quasi totalmente nel gioco… i ricercatori (i maniera sicuramente meno avvincente e ludica) stimolano i pazienti affetti da ictus a muovere le proprie mani al fine di afferrare virtualmente alcuni oggetti sullo schermo, movimenti che sono interpretati da un sensore Kinect e trasferiti alla console che realizza la realtà virtuale.
Il sistema in questione si concentra su ciò che gli scienziati chiamano il ‘recupero funzionale’, ad esempio raggiungere e afferrare.
“Questo si è dimostrato efficace nel costringere il cervello usare realmente il lato danneggiato”
Spiega il Dr. Susana Rodríguez González, uno specialista in medicina fisica e riabilitazione da Vall d’Hebron Hospital di Barcellona, in Spagna.
Mentre Gloria Bou Ferreiro, un paziente con ictus rivela
“E ‘stato davvero motivante, sono stata in grado di migliorare notevolmente i movimenti delle braccia, in un modo naturale e quasi subconscio”
Nel corso degli ultimi tre anni più di 500 pazienti sono stati trattati con RGS negli ospedali di Barcellona e Tarragona ed in futuro RGS potrebbe anche essere utilizzato dai pazienti direttamente a casa. E tutto ciò ha bisogno solo di un software, un normale PC e il sensore di movimento.
Fonti:
- https://ec.europa.eu/digital-agenda/en/news/had-stroke-playing-game-could-help-you-get-better
- http://www.euronews.com/2016/02/15/a-virtual-reality-game-to-help-stroke-patients/
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